Interpretare ruoli diversi aiuta ad apprendere meglio

Jan 10, 2023

Quando si organizza un'attività a scuola (o un gioco a casa) è utile far interpretare ruoli diversi agli interpreti, anche quelli che generalmente pensiamo siano adatti solo agli adulti. Infatti assegnare ruoli di controllo ad alcuni alunni (a turno, in modo che ciascuno possa interpretare tutti i ruoli) potenzia l'apprendimento e favorisce l'autonomia.

 

 

In questo episodio:

00:00 Introduzione
04:03 Il vantaggio di perdere il controllo
13:27 Far cambiare i ruoli
25:35 Progettare l'autocontrollo

 

Il vantaggio di perdere il controllo

Alcuni giorni fa ci stavamo confrontando con una insegnante che fa parte della nostra community. Ci ha riportato un'attività piuttosto strutturata che aveva proposto in classe, che prevedeva di assegnare dei ruoli agli alunni e la presenza di diverse stazioni. L'attività ha funzionato bene e il fatto di cambiare ruolo spesso ha consentito a tutti gli alunni di divertirsi. Ma, secondo lei, c'era un aspetto negativo: aveva perso la possibilità di controllare il processo, dal momento che non poteva essere presente in tutte le stazioni per verificare il lavoro.

Ha però messo in atto dei correttivi perché gli alunni potessero correggersi da soli. E questo ha reso l'attività ancora più interessante. Da un aspetto che credeva negativo (ma che in realtà non lo era) ha tratto spunto per aggiungere dei meccanismi di autocontrollo preziosissimi. 

Questo consente all'attività di procedere in maniera più naturale, senza un controllore che vigila, ma con un semplice osservatore che interviene quando sorge un problema che gli alunni non sono in grado di risolvere. Ci suggerisce uno spunto di cui avevamo già parlato in passato: il nostro impegno principale come educatori deve essere la progettazione dell'attività, dopodiché è importante fidarsi di quello che abbiamo progettato e permettere agli alunni di autogestirsi.

Non solo, ma i meccanismi di autocontrollo favoriscono anche la metacognizione e il controllo tra pari. Immaginate una situazione in cui un bambino deve porre una domanda a un altro bambino e verificare la correttezza delle risposta (con l'aiuto di uno strumento di autocorrezione): chi pone la domanda è portato a scegliere la difficoltà della domanda e aggiustarla per quelle successive in modo da creare una sfida ottimale per il suo compagno. Tutto questo avviene naturalmente, perché è un meccanismo insito in qualunque forma di gioco. Ed è anche un meccanismo preziosissimo per l'apprendimento (anche di chi pone la domanda).

Per questo il fatto di non avere il controllo totale sull'attività non solo non è un minus, ma è un plus che andrebbe progettato ogni volta che è possibile.

Ciò a cui bisogna prestare attenzione è far sì che gli alunni abbiano un feedback chiaro. Se un giocatore di basket prova a fare un canestro si accorge subito se il tiro è andato a buon fine oppure no: le attività dovrebbero sempre essere progettate allo stesso modo. Se l'alunno ha successo, qualcosa glielo fa capire immediatamente e in modo chiaro. Se invece l'attività prevede che il feedback debba per forza arrivare da un adulto allora è utile provare a riprogettarla.

 

Far cambiare i ruoli

Far sì che gli alunni possano scambiarsi di ruolo è molto importante, come ha dimostrato la ricerca scientifica sul gioco libero che fa capo agli studi di Peter Gray. Avviene così per tutti i mammiferi, basta guardare due cagnolini che giocano: quello più grande potrebbe essere sempre dominante, ma a volte gioca a fare il sottomesso.

Il fatto di scambiarsi i ruoli non è una caratteristica delle attività solo per i più grandi, ma anche per i più piccoli. Facciamo l'esempio di un'attività che si può proporre dai primi anni:

  • Poniamo per terra due cerchi e all'interno dei cerchi alcune palline da tennis (ad esempio, tre da una parte e sette dall'altra). Poi chiediamo: "Dove ce n'è di più?".
  • In questo caso il feedback non deve arrivare dall'adulto, basta contare insieme le palline dopo aver dato la risposta.
  • Per questo, una volta che l'attività è ben padroneggiata, i bambini possono proporla in autonomia ai compagni scegliendo quante palline mettere nei cerchi. Saranno naturalmente portati a rendere più sfidante l'attività a mano a mano che i compagni diventano veloci nel risolverla.

 

Progettare l'autocontrollo

Quindi facciamo un respiro di sollievo e lasciamo andare l'idea che dobbiamo sempre controllare e verificare quello che gli alunni fanno. Osservarli non significa controllare ogni passaggio, ma fare un passo indietro e lasciare che sbaglino e si correggano. Perché, come sappiamo, anche sbagliando si generano nuove sinapsi.

Quando un'attività non funziona, di solito, non è perché l'insegnante non è abbastanza presente ma perché non è progettata per favorire abbastanza l'autocontrollo. Questo è un passaggio di mentalità: pensare sempre a come rendere più autonomi gli alunni.

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