Come accompagnare un bambino nell'evoluzione delle sue funzioni cognitive

Dec 24, 2021
 

I primi anni di vita sono "l'alba delle funzioni", secondo una definizione poetica della Prof.ssa Daniela Lucangeli. In questo periodo, infatti, si cominciano a sviluppare tutte le funzioni che ci consentono di gestire i processi cognitivi e il rapporto con il mondo esterno.

In questo episodio dell'Approfondimento del giovedì vi mostriamo l'importanza delle funzioni cognitive e vi diamo alcune linee guida per stimolarle nei primi sei anni di vita.

Buona lettura.

 

In questo episodio:

00:00 Introduzione
04:40 Il bisogno di provare a farcela
14:54 Come creare un ambiente stimolante
31:44 Cominciamo a stimolare i movimenti, le parole e i conti

 

Il bisogno di provare a farcela.

Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello sviluppo all'Università di Padova, presidente del Cnis e membro della Iarld, durante il webinar Sorridoimparo ha detto:

"All'università di Rovigo ci sono dei corsi per gli operatori di nido a cui io mi dedico da tanti anni. Questo perché gli operatori di nido si occupano dei bimbi nel momento fondamentale delle funzioni, l'alba delle funzioni. Ecco in questa alba delle funzioni la struttura vivente del nostro sistema nervoso è in grado, attraverso la sua plasticità, di rispondere al meglio modificando traiettorie vulnerabili e assestando i percorsi migliori. Insomma ogni mattina del primo semestre da tanti anni vado a Rovigo invece che insegnare a casa mia (così sapete anche questo) perché lì si genera la possibilità di aiutare i bimbi nel momento in cui ogni semente porta il frutto migliore".

Dunque "il momento in cui ogni semente porta il frutto migliore" sono i primi anni di vita. In questo periodo si possono modificare o stabilizzare i percorsi neurali che sono ancora fragili. Questo ci fa capire quanto potere abbiamo quando ci rapportiamo con i bambini di questa età. E ci fa capire anche che abbiamo una grande responsabilità.

Spesso pensiamo che i meccanismi cognitivi si sviluppino più in là nel tempo e che il loro perfezionamento sia compito esclusivo della scuola. Invece è un compito che spetta a tutti gli adulti che stanno intorno al bambino.

Per iniziare a capire come accompagnare i più piccoli nell'evoluzione delle loro funzioni cognitive prendiamo un altro estratto dal webinar Sorridoimparo:

"Come si accompagna un bambino? Allora, quando io stavo studiando [...] c'è stato un personaggio molto significativo tra i ricercatori e gli scienziati nella mia vita che si chiama Thomas Scruggs e sua moglie Margo Mastropieri. Sono stati due straordinari studiosi delle funzioni della maturazione nell'apprendimento e hanno lavorato perché la scuola e l'educazione avesse il modo più utile ai bimbi di ottenere il meglio da sé. Quindi l'immagine non è mia ma è ed i loro due. Avevano mostrato una diapositiva per l'accompagnamento che è quella tipica in cui un adulto prende per mano un bambino, ma nel prendere per mano un bambino non è che solo cammina anche sale una scala. Sai, come per metafora di dire, fai qualcosa che è camminare insieme verso un andare oltre dove sei già. In questa metafora Tom ci ha detto, 'Vedi, in fondo questa è la metafora di come un adulto dovrebbe accompagnare un bambino a crescere'. Cioè, ha delle sue necessità il bambino. Per prima cosa, provare a farcela. E questa, in termini della ricerca nell'ambito educativo, si chiama esposizione. [...] Esposizione significa che per far crescere la tua vita verso i tuoi talenti, devo in qualche modo metterti nella condizione che tu possa vedere dove devi andare. Quindi l'esposizione è: io metto il bimbo insieme a me davanti alla scala".  

Vale la pena sottolineare questa frase, che Lucangeli riporta da Scruggs: il bambino ha la necessità di provare a farcela. Un bambino non ha bisogno di rinforzi positivi continui, ma di mettersi in gioco. Deve sentire che sta provando.

Se abbracciamo questo concetto possiamo cambiare totalmente il nostro approccio all'educazione: spesso quello che serve non è un passo avanti, ma un passo indietro per lasciare che il bambino possa sperimentare in autonomia e che abbia la possibilità di riuscirci da solo. Bisogna creare delle situazioni propizie, delle sfide ottimali in cui il bambino si confronti con attività che non è ancora in grado di fare ma che sono appena oltre le sue capacità. Ma poi serve un passo indietro e lasciare che ci provi da solo, che sbagli senza essere corretto, che trovi in autonomia la strada verso il successo oppure che sia lui a chiedere aiuto se non ce la fa.

 

Come creare un ambiente stimolante.

Una volta che si è assimilato questo concetto - il fatto che un bambino ha bisogno di provare a farcela - sorgono una serie di domande. Quanti stimoli dargli? Come fare a capire se un ambiente è poco stimolante? E se lo è troppo? E se è addirittura rischioso? Sono domande che ci siamo posti anche noi all'inizio e alle quali abbiamo trovato risposta sia attraverso i nostri studi che attraverso l'esperienza (ormai con circa 600 bambini).

Dopo aver trovato le risposte è nata la voglia di condividerle, così abbiamo iniziato a tenere corsi per genitori e infine abbiamo creato un corso online dal titolo Giochiamo insieme da 0 a 6 anni. 

Da questo corso possiamo trarre molti spunti per rispondere a quelle domande e trovare il proprio modo di rapportarsi con i bambini per stimolare la loro crescita. Non si tratta di forzare i bambini a imparare o anticipare i tempi dell'apprendimento, ma trovare un nuovo modo di vivere insieme. Così si può esporre i bambini a un ambiente dove hanno la possibilità di provare a farcela in diversi ambiti: motorio, linguistico e matematico. 

Ecco alcuni suggerimenti, tratti dal corso.

Il primo passo è avere fiducia nei bambini. Il secondo è creare un ambiente che ci faccia stare tranquilli, ovvero privo di pericoli ma non del tutto privo di rischi (perché anche il rischio è un elemento importante per la crescita).

Se torniamo all'esempio della scala citato da Daniela Lucangeli, possiamo chiederci: come aiutare un bambino a fare la scale?

Avrete già capito che la risposta non è suggerendogli come mettere le gambe, né aiutandolo fisicamente a posare un ginocchio sul gradino. Dobbiamo fare quel passo indietro che dà la possibilità a lui di provare a farcela. Allora sarà lui stesso a capire che il gradino è troppo alto per arrivarci con il piedino, quindi è meglio posare prima il ginocchio e poi issarsi. Tutto questo ragionamento deve avvenire dentro la sua testa perché solo così svilupperà le sue abilità di cercare soluzioni e risolvere problemi, solo così imparerà a conoscere il suo corpo, quello che riesce a fare e quello che ancora non riesce.

Ovviamente bisogna anche assicurarsi che non ci siano pericoli eccessivi. Quindi, ad esempio, verificare che il corrimano sia abbastanza fitto da evitare che cada e posizionarsi un gradino sotto, accovacciato e pronto ad afferrarlo se scivola (ma senza sostenerlo fisicamente mentre prova a salire). A questo punto bisogna solo lasciare che faccia la sua esperienza in autonomia.

In questo modo il compito della adulto non è meno importante, ma ancora di più. Perché deve prevedere ciò che può accadere per costruire un'esperienza sicura e deve modificare l'ambiente perché sia abbastanza stimolante senza essere pericoloso. Ma non deve dare la soluzione e non deve interferire nell'esperienza.

 

Cominciamo a stimolare i movimenti, le parole e i conti.

Appena un neonato arriva a casa è possibile cominciare a stmoilare la sua motricità, in maniera molto dolce e semplice. Quelli motori sono gli stimoli più importanti nei primi giorni di vita per cominciare a costruire le sue capacità cognitive. Questo perché i primi problemi che si trova a dover risolvere riguardano il corpo, come padroneggiarlo e come muoverlo.

Tutti i bambini amano le favole. Quando leggiamo le storie ai nostri figli è importante scandire bene le parole per educarli a comprendere distintamente i suoni che compongono le parole e poi a riprodurli. Mentre si legge ci si dive stupire, si deve innescare delle domande ("Ma come andrà a finire?") e dopo aver letto la storia si può parlarne, tutto questo per favorire la fase di comprensione.

Come in ogni aspetto l'esempio è importante. Impegniamoci a fare le cose che dovrebbero fare i nostri figli: mostriamoci, ad esempio, mentre leggiamo e condividiamo con gli altri membri della famiglia le cose che abbiamo letto.

Basta poco tempo durante la giornata, ma è importante che sia di qualità, che sia dedicato ai nostri figli. Spesso si sottovaluta quante cose succedono dentro la testa di un bambino durante una piccola attività, magari di soli dieci minuti, se l'attività è progettata nel modo che abbiamo descritto.

Inoltre i bambini possono essere integrati in tutte le attività quotidiane. Svuotare la lavatrice con i propri bambini offre moltissimi spunti: dal contare i panni insieme per stimolare la conoscenza numerica fino al comprendere cosa succede ai vestiti, dove vengono riposti e come è organizzata la casa.

Spesso sentiamo i genitori dire che non sono portati per la matematica. Ma questo non è vero: la scienza ha dimostrato che tutti siamo portati per la matematica. Fin da subito un bambino è in grado di comprendere le operazioni matematiche più semplici: si parte da capire dove ce n'è di più e dove ce n'è di meno per poi stimolare addizioni e sottrazioni sotto il tre. Tutte queste sono capacità innate e che possono essere stimolate attraverso il gioco.

Nel corso online Giochiamo insieme da 0 a 6 anni trovate molte più informazioni e attività pratiche, ma già con queste prime linee guida potete cominciare a perfezionare il vostro approccio ai bambini. Cominciando a rispettare il loro bisogno di provare a farcela.

 

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