L'importanza dell'inibizione per lo sviluppo dei bambini (e non solo)

Dec 17, 2021
 

Quante volte vi è capitato di avere a che fare con bambini che non riescono a controllarsi, che vogliono qualcosa e lo vogliono subito? In questi casi dobbiamo avere pazienza. Gli scienziati hanno scoperto che la capacità di inibirsi è governata da una parte della corteccia cerebrale che si sviluppa lentamente, circa tra i 6 e i 14 anni di vita.

E tuttavia si può allenare. Anzi si deve allenare, visto che è un processo fondamentale per lo sviluppo cognitivo. In questo episodio scopriamo alcune tecniche e attività per aiutare i bambini a perfezionare la loro capacità di inibizione.

Buona lettura. 

 

In questo episodio:

00:00 Introduzione
02:36 Cos'è l'inibizione
13:33 Quando si sviluppa la capacità di inibizione
23:59 Qualche consiglio pratico
36:50 Darsi degli obiettivi

 

Quante volte ci siamo trovati a dover dire "No" a un bambino. Magari perché stiamo parlando con qualcuno e nostro figlio vuole dirci qualcosa. Magari in classe perché gli alunni stanno parlando durante la lezione. Spesso queste situazioni ci portano al limite e può generare frustrazione e rabbia sia tra i bambini che tra gli adulti. Ma i bambini sono in grado di fermarsi? Hanno già le strutture cerebrali che governano l'inibizione?

Innanzitutto vediamo che cos'è l'inibizione. È una funzione esecutiva, dunque una funzione di alto livello al pari della flessibilità, della pianificazione, dell'attenzione focalizzata, della memoria di lavoro e dell'autoregolazione emotiva. L'inibizione della risposta è descritta come la capacità di non mettere in atto la prima risposta che, impulsivamente, tenderemmo a produrre. Ma ha anche a che fare con l'attenzione focalizzata perché è fondamentale per concentrarsi senza lasciarsi distrarre da altri stimoli.

Ha sede nella corteccia frontale e prefrontale. Questo è importante perché queste aree del cervello si sviluppano lentamente nel corso della crescita dei bambini fino all'adolescenza. 

 

Quando si sviluppa la capacità di inibizione.

Questo grafico descrive il processo di mielinizzazione delle aree cerebrali. La mielinizzazione è il processo per il quale le connessioni tra un neurone e l'altro sviluppano una guaina mielinica che rinforza e rende stabile il collegamento.

Dalle tre curve disegnate notiamo che la corteccia sensorimotoria si sviluppa relativamente presto (1), la corteccia parietale e temporale un po' più lentamente (2), mentre la corteccia prefrontale ha uno sviluppo decisamente più lento (3). Come abbiamo detto, l'inibizione è controllata proprio da quest'ultima area del cervello.

Questo significa che prima dei quattro anni il bambino non è ancora in grado di padroneggiare l'inibizione e che ha bisogno di tempo per imparare a usare questa funzione.

Secondo uno studio, la capacità di inibizione della risposta raggiunge un livello pari a quello di un adulto all'età di 14 anni (la velocità di processazione delle informazioni a 15 anni, la memoria di lavoro a 19 anni).

A volte pretendiamo dai bambini e dai ragazzi cose che anche noi adulti fatichiamo a fare. Ad esempio stare attenti per molte ore consecutive di lezione. Possiamo dare una grande mano ai nostri figli e alunni semplicemente essendo consapevoli che abilità cognitive come l'inibizione, la velocità d processazione e la memoria di lavoro raggiungono una completa maturazione solo tra i 14 e i 19 anni. Serve tempo, gradualità e delicatezza per assecondare il loro sviluppo fisiologico: non dobbiamo bruciare le tappe, ma non dobbiamo nemmeno rinunciare a stimolarlo.

 

Qualche consiglio pratico.

È importante responsabilizzare il bambino o ragazzo, creando le condizioni perché possa sviluppare autonomamente la capacità di inibizione. Questo significa che bisogna limitare le volte in cui è l'adulto a inibire dall'esterno il bambino, ma aiutarlo a conoscersi e capire da solo che è il momento di fermarsi.

Una prima idea pratica è usare le clessidre per la gestione del tempo. Quando battiamo il tempo al bambino in situazioni di fretta (ad esempio la mattina, prima di uscire di casa per andare a scuola) non lo aiutiamo a costruirsi un suo senso del tempo: non sa ancora capire quanti sono cinque minuti, quindi sente solo l'intervento dell'adulto che gli comunica che il tempo è finito. Invece se ha una clessidra ha il controllo del tempo che scorre e può capire se deve accelerare le sue operazioni.

Un'altra idea è eleggere un custode del tempo, del silenzio o dell'armonia durante le attività di gruppo. Questa è una tecnica tratta dal cooperative learning che funziona non solo in classe ma anche nelle riunioni di lavoro, da adulti. Un bambino a turno è responsabile della gestione dei tempi: controlla che si riesca a svolgere l'attività consegnata entro il tempo stabilito, invitando a velocizzare le operazioni o pensare meglio per sfruttare il tempo in eccesso. Un altro bambino è responsabile di quanto si sta parlando ad alta voce: invita ad abbassare il tono se il gruppo alza troppo il volume delle discussioni o i componenti cominciano a parlare uno sull'altro. Un altro bambino può essere responsabile dell'armonia del gruppo: questo è importante soprattutto nelle attività libere perché portare il bambino a suggerire di cambiare gioco se quello scelto sta creando malumore.

L'aspetto importante di quest'ultima tecnica è che i bambini svolgono a turno il ruolo di custode e trattandosi di attività di gruppo tutti i componenti della classe arrivano velocemente a trovarsi nella situazione di custodi. E dopo aver svolto quel ruolo è più facile controllarsi anche quando il custode è un altro.

Queste strategie hanno una cosa in comune: l'inibizione non arriva dall'esterno ma si aiuta il bambino a svilupparla dal suo interno. Non è l'adulto ad accentrare il ruolo di inibitore invitando a fare più in fretta o abbassare la voce.

 

Darsi degli obiettivi.

Qualche tempo fa Rodolfo e Valeria si sono trovati ad avere un problema comune a molte famiglie: la loro figlia Isabella non riusciva ad avere il controllo sui dolci. Non riuscire ad attivare i meccanismi di inibizione quando siamo di fronte a un dolce è un problema che riguarda anche gli adulti, figurarsi un bambino che non ha ancora quei meccanismi adeguatamente sviluppati. Per un bambino non è facile nemmeno tenere traccia di quanti dolci mangia.

Una strategia tipica è imporre dei momenti di assenza di dolci. Ad esempio: due giorni senza dolci. Far rispettare questa decisione non è facile, ma anche nel caso in cui il bambino arrivi al termine dei due giorni senza mangiare dolci non abbiamo ottenuto molto dal punto di vista educativo. L'inibitore, infatti, è l'adulto e l'effetto può anche essere controproducente perché il bambino non vede l'ora di ricevere il premio dopo la pausa.

Valeria e Rodolfo hanno pensato di proporre alla figlia un piccolo esercizio: ogni giorno, a fine giornata, scrivere su un diario quanti dolci aveva mangiato. Perché l'esercizio sia efficace è importante che un adulto lo svolga insieme al bambino, quindi anche Rodolfo ha iniziato a tenere il suo diario per ridurre il consumo di caffè (un espediente per coinvolgere di più Isabella).

Isabella ha aderito con grande entusiasmo e responsabilità. Alla fine della giornata era spesso lei a ricordare al padre di scrivere quanti caffè. Rodolfo ha interpretato il ruolo di chi condivide le stesse difficoltà della figlia a portare avanti l'attività: c'erano giorni in cui fingeva di non ricordarsi quanti caffè aveva preso e a volte ne esagerava il numero. Padre e figlia si aiutavano e si facevano forza a vicenda.

Per tutta la prima settima non si cerca di migliorare, ma solo di tenere conto senza giudicare. Al tempo stesso, però, si attiva una maggiore consapevolezza. Alla fine della prima settimana si comincia a darsi degli obiettivi. Rodolfo si è dato l'obiettivo di passare almeno una giornata senza prendere caffè e Isabella ha condiviso l'obiettivo: di sua iniziativa ha passato un'intera giornata senza dolci, rifiutando la merenda dolce dei nonni perché voleva poter scrivere "Zero" la sera sul diario. 

L'obiettivo dell'esercizio non è azzerare l'assunzione di dolci (o caffè), ma aumentare la consapevolezza necessaria a inibirsi per ridurre l'assunzione. Nelle settimane successive il consumo di dolci e caffè è sempre rimasto più basso della prima settimana.

Questo esercizio si basa sul concetto di Gas (Goal Attainment Scale, ovvero scala di raggiungimento degli obiettivi), un concetto presente in diversi studi scientifici.

  

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