Quando le cause delle difficoltà cognitive sono nel corpo (con Alex Mauri)

Apr 22, 2022

Spesso la scuola ci porta a concentrarci troppo sui voti e poco sul percorso che ha generato quel risultato. In questo episodio dell'Approfondimento vediamo come questo atteggiamento possa portarci molto fuori strada. Insieme al terapista posturale globale Alex Mauri mostriamo un approccio che invita a interrogarsi sulle cause e vediamo alcuni esempi di difficoltà di apprendimento (come la disgrafia o l'iperattività) che hanno origine in traumi fisici del passato e che non possono essere corrette agendo direttamente sull'effetto (allenando la scrittura o obbligando a stare fermo, ad esempio).

 

Ci vediamo giovedì 21 aprile alle 20.30!

 

In questo episodio:

00:00 Introduzione
05:17 Il rapporto tra performance e risultato
20:11 Serve un cambio di paradigma
33:01 Chiediamoci sempre quali sono le cause
42:40 Alcune possibili cause

 

Il rapporto tra performance e risultato.

Siamo abituati a collegare la performance con il risultato. Questo avviene sia in ambito scolastico che in ambito sportivo. Eppure possiamo trarre molti benefici ridimensionando il valore che diamo al risultato e concentrandoci di più sul percorso che si fa per arrivare a quel risultato. "La performance non è solo un risultato finale, ma un processo che parte da dentro di noi per confrontarci con il mondo esterno", dice Alex Mauri, terapista posturale globale che collabora da anni con Biella Cresce per trattare i casi di difficoltà di apprendimento che hanno un'origine fisica e non cognitiva.

La scrittura, la camminata, la lettura e tutto ciò che fa parte della nostra vita può essere considerata un performance. Spesso queste attività vengono valutate attraverso un giudizio. Qui possono nascondersi degli errori: "Molti animali usano il meccanismo del paragone per dare dei giudizi, - prosegue Alex Mauri. - Quando si imbattono in un cibo lo annusano e paragonano quell'odore a quelli che hanno conosciuto in passato per decidere se mangiare quel cibo o no. Senza il meccanismo del paragone non esisterebbe l'apprendimento, perché ogni volta sarebbe una prima esperienza. L'essere umano ha però aggiunto un elemento al meccanismo naturale del paragone. Ha aggiunto il giudizio". 

Quando il giudizio diventa preponderante cadiamo nell'errore di valutare la nostra prestazione attraverso un feedback esterno invece che interno. Quando nasciamo non sappiamo cosa sia un giudizio. Scegliamo il prossimo passo da fare paragonando ciò che abbiamo appena fatto con le esperienze passate e valutando se ci ha avvicinato o allontanato dal nostro scopo (ad esempio, imparare a camminare). Ma quando iniziamo a ricevere giudizi cominciamo a scegliere i prossimi passi sulla base dei voti (o dei feedback esterni, più in generale) che riceviamo. 

Questo vale per lo sport come per la scuola. E vale anche nell'ambito principale di cui si occupa Alex Mauri, la postura del corpo. "Non esiste movimento che non nasca da un processo interno, - spiega. - Spesso mi confronto con genitori che valutano la camminata del figlio o il modo in cui si siede dicendo che è scoordinato o lo fa in modo sbagliato. Innanzitutto bisogna pensare che non è qualcosa che fa, perché non è volontario. Ma poi bisogna anche uscire dal giudizio bene/male, giusto/sbagliato. Siamo di fronte a un corpo che sta processando male alcune situazioni del mondo esterno".

Alex Mauri fa un esempio che ha appena affrontato nel suo studio. Un uomo si è presentato con enormi problemi nel ruotare il collo. Lo accompagnava la moglie, la quale ha spiegato bene la situazione: muove male il collo, sembra inchiodato. L'uomo ha però aggiunto che non sa come muoversi in un altro modo e questo ci spiega bene la situazione: il suo corpo sta reagendo come meglio può a una situazione complessa. In questo caso il terapista si limita al giudizio della performance (muove male il collo) non può che trarre l'indicazione di trattare il collo. Ma non otterrebbe grandi risultati. Se invece si concentra sul percorso che ha generato la performance sbagliata può scoprire delle indicazioni più utili: "Ho scoperto che qualche tempo prima che iniziasse a ruotare male il collo aveva subito una frattura del naso. Siccome è possibile che il corpo assorba nel collo un problema al naso, ho deciso di trattare il naso con dei particolari massaggi e alla fine della seduta il collo era molto più libero di muoversi".

 

Serve un cambio di paradigma.

Se il corpo reagisce come meglio può alle situazioni, allora spostare l'attenzione dal risultato al percorso può aiutarci a comprendere quali situazioni hanno generato il risultato sbagliato. Questo atteggiamento può sembrare semplice, ma rappresenta un cambio di paradigma. 

Immaginate questo cambiamento applicato all'educazione. Se c'è un bambino che scrive male siamo abituati a farlo esercitare di più e a chiedere maggiore impegno, anche se questo atteggiamento di solito genera solo piccoli miglioramenti. Ma se consideriamo quella scrittura come il modo migliore che quel bambino ha trovato per scrivere possiamo interrogarci sulle possibili cause. Possiamo, in altre parole, concentrarci sul percorso e non sul risultato. 

Le spine irritative, nel campo della posturologia globale, sono dei disagi interni o esterni che condizionano le nostre prestazioni. Il cambio di paradigma che stiamo cercando è proprio smettere di concentrarci sui giudizi e andare alla ricerca delle spine irritative. 

Facciamo un altro esempio. Immaginate una persona con una camminata perfetta, da manuale. Ora immaginate che quella persona abbia mal di pancia: la sua camminata cambia, diventa più curva e gobba per cercare di ridurre il più possibile il dolore che prova. Che senso avrebbe, in questo caso, chiedere a questa persona di allenarsi di più sulla camminata? Il compito di un terapista, in questo caso, o di un genitore, di un educatore, di un insegnante e di un allenatore, in altri ambiti, è un altro: cercare la causa che ha generato la performance sbagliata, la spina irritativa, e cercare di rimuoverla. 

Le spine irritative possono essere di diversa natura. Nell'esempio che abbiamo appena fatto la causa era di natura chimica, un mal di pancia. Ma anche le cause emotive possono alterare un'andatura altrimenti perfetta: quella persona avrebbe potuto ricevere un messaggio con una brutta notizia e di conseguenza modificare la sua andatura perché è immerso nei pensieri. Di solito le persone pensierose camminano guardando a terra, con un'andatura più curva.

Possiamo analizzare le cause concentrandoci su quattro filtri: quello fisico, chimico, quello emotivo e quello mentale. Ognuno di questi elementi può condizionare le performance.

 

Chiediamoci sempre quali sono le cause.

Il tranello in cui incappiamo è che il nostro corpo cerca di nascondere le spine irritative. Quando sente un disagio reagisce per nasconderlo. Per questo le cause non sono quasi mai evidenti. Il nostro corpo nasconde i disagi finché può: riemergono solo quando non riesce più a nasconderli. Quando riemergono, però, possono essere molto lontani dalla causa che li aveva generati. Ecco perché concentrarsi solo sul risultato è un errore: bisogna sempre cercare di ricostruire il percorso.

Un bambino che scrive male si trova probabilmente nella situazione di comprendere cosa dovrebbe fare per scrivere meglio, ma non riuscire a farlo. Non conosce la causa per cui non riesce, perché il suo corpo ha nascosto la spina irritativa. 

Un altro esempio che possiamo fare sono i bambini iperattivi. Il nostro corpo è progettato per risparmiare energia, invece un corpo costantemente in movimento è nella situazione opposta, ovvero spreca energia. C'è un solo motivo per cui un copro può concedersi un tale spreco di energia: per superare un disagio. Un bambino iperattivo è costantemente sotto attacco da una spina irritativa che non conosce, ma che il suo corpo cerca automaticamente di nascondere. 

Di fronte a un bambino iperattivo o disgrafico, ma anche dislessico o con qualunque altra difficoltà di apprendimento è utile porsi questa domanda: quali possono essere state, nel suo passato, le cause che hanno determinato quella difficoltà? Dopodiché analizzare i quattro filtri fisico, chimico, emotivo e mentale.

 

Alcune possibili cause.

Dunque i fenomeni che vediamo nei bambini (ma vale anche per gli adulti) sono spesso il risultato di una serie di aggiustamenti che il nostro corpo fa per nascondere delle spine irritative. Chiedersi quali sono le cause di quei fenomeni ci aiuta a trovare la strada giusta per aiutarli.

Uno dei casi che Alex Mauri ha trattato per Biella Cresce riguarda un adolescente con problemi di disgrafia. Alcuni anni fa gli era stato detto di non usare più la scrittura in corsivo perché non riusciva a eseguirla. Così da allora scriveva solo in stampatello, con tutte le difficoltà connesse con l'uso di una grafia lenta anche per compiti in cui serve rapidità, come prendere appunti. Una delle prime domande che Mauri ha posto al ragazzo è quando si sono manifestate le prime difficoltà. La risposta è stata da subito, fin dai primi tentativi di scrittura. Dunque sappiamo che la spina irritativa deve essere precedente.

Così ha iniziato a indagare cosa è successo negli anni precedenti alla ricerca di possibili cause. Uno dei fatti raccolti era un trauma alla testa: questa poteva essere una causa. Ovviamente il terapista non può mai avere la certezza, ma può fare un'ipotesi e cominciare a trattare il paziente per poi vedere come risponde. In questo caso Alex Mauri ha iniziato a trattare il ragazzo nel punto in cui aveva subito il trauma osservando da subito un miglioramento nella scrittura.

In situazioni come queste i genitori, gli educatori e gli insegnanti non possono certo avere le competenze di un posturologo che tratta il paziente. Ma possono mettersi nelle condizioni di osservare il percorso e non il risultato ed essere curiosi. Nel caso di questo ragazzo i nostri tutor avevano osservato che impugnava correttamente la penna e non mostrava altre difficoltà nei giochi manuali e questi elementi gli avevano suggerito di chiedere un consulto ad Alex Mauri.

"Mi confronto spesso con insegnanti e genitori, - racconta Mauri, - e consiglio spesso questo approccio: chiedersi, 'Cosa succede se...?'. Ad esempio, di fronte a una performance non corretta si può chiedere al bambino o al ragazzo di eseguirla facendo attenzione a farla nel modo giusto, poi chiedergli cosa succede, cosa è cambiato, come si sente. La prima risposta sarà probabilmente: 'Niente'. Ma indagando più a fondo possono emergere delle informazioni preziose: magari prova un dolore in una parte del corpo o si affatica prima.

In altri casi esistono semplici test che si possono fare. Ad esempio, se una persona fa molta fatica a leggere si può fare un test molto semplice, quello della convergenza. Si avvicina lentamente una penna al suo naso e si chiede di seguirla con lo sguardo: gli occhi devono lentamente convergere verso il centro per mantenerla a fuoco. Poi si tiene la penna vicina al naso e si chiede di mettere fuoco prima qualcosa di distante (come il volto di chi tiene la penna) e poi la penna: questa volta gli occhi devono convergere rapidamente. Se questi movimenti non avvengono correttamente significa che c'è una spina irritativa. Il cervello deve sforzarsi per mantenere la convergenza e questo si ripercuote in una grande fatica nella lettura, che è un'attività dove lo sguardo lavora in convergenza. Quel bambino o ragazzo spenderà in automatico una parte importante delle sue energie per mantenere la convergenza e toglierà energie alla comprensione di quello che sta leggendo.

Questo è solo un esempio delle possibili cause per una prestazione scorretta. Possiamo elencarne altre: le cicatrici, l'alimentazione, l'uso dell'apparecchio odontoiatrico e altro ancora. Questo non significa che non bisogna usare gli apparecchi, ad esempio, ma che bisogna tenere in considerazione che può portare delle altre difficoltà da gestire perché non sono sotto il suo controllo.

 

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